IL TEMPO, UN RITAGLIO DELL'ETERNITA'

Che cos’è il tempo? Che cosa significa percepire lo scorrere del tempo? Sono molti gli uomini che nel corso della storia hanno iniziato ad interrogarsi su la natura del tempo e sulla sua durata. “Che cos’è il tempo?” si chiedeva Agostino e lo stesso si rispondeva che il tempo “non è altro che un ritaglio dell’eternità”. Si è passati al cosiddetto “ tempo spazializzato” della scienza; al tempo astronomico dell’orologio; al tempo della vita. È a partire dagli studi del filosofo francese Henri Bergson che si iniziò a considerare il tempo vissuto difforme dal tempo oggettivo. L’illusorietà del concetto di un tempo che si comprime e si dilata a seconda del sistema di riferimento: il tempo viene percepito in modo differente dalla nostra coscienza a seconda del nostro stato d’animo, delle esperienze vissute. È a partire da queste considerazioni che Bergson combatte anche il determinismo che impera nella concezione positivistica che vede nello sviluppo dell’individuo solo un processo di causa-effetto. 

Il tempo spazializzato non smette di avere la sua rilevanza ma esso va inserito all’interno del flusso costante della coscienza che risulta quindi un unicum e permette all’uomo di non rinunciare alla libertà. Ogni scelta dell’uomo ricade necessariamente sulle sue scelte successive; ma è  vero anche che ogni scelta deve essere concepita all’interno dell’intero intreccio dei dati che la coscienza riceve ma non mano che si sviluppa. 

Ogni stato di coscienza nuovo che viene a crearsi non va dunque solo concepito come necessariamente conseguente a quello successivo ma è frutto anche della spontaneità e della novità. E in questo continuo “rigenerarsi e crescere” della coscienza che risiede la sua caratteristica più importante: la libertà.



 Credo sia impossibile dare una definizione esatta di questa entità che noi chiamiamo tempo. 

Dal tempo dipende ogni cosa: noi nasciamo e moriamo in base al tempo. Il tempo può essere ciò che siamo e ciò che facciamo, ciò che siamo stati e ciò che abbiamo fatto, ciò che saremo e ciò che faremo. Il tempo è il nostro più grande amico ma anche il nostro più grande nemico. Siamo soliti dividere il tempo in tre sezioni: passato, presente, futuro. Passato e futuro sono due percezioni che producono in noi più sensazioni rispetto al presente, che in genere resta a noi indeterminato. Il passato si può evocare attraverso la memoria, la soddisfazione, la felicità o la tristezza, I rimpianti, i rimorsi, le sensazioni. 

Il futuro invece è permeato dal fascino dell’incertezza, dalla paura, dall’angoscia, dalle insicurezze, dalle ambizioni, dai progetti, dai sogni altro aspetto fondamentale da considerare inerente all’importanza del tempo è la vacuità e la limitatezza della nostra vita: a noi è concesso del tempo, sia esso determinato dal fato, dal caso o da un’entità divina e sta a noi gestirlo come meglio crediamo. È proprio dalla considerazione della limitatezza del nostro tempo che in molti si sono soffermati su lo studio del nostro rapporto con esso. 

Seneca afferma che non è tanto la durata della vita, quanto quello che facciamo durante essa che ci qualifica. Secondo lui quindi dovremmo interessarci all’immediato, al presente, sconfiggendo al contempo la nostra paura per il futuro e tagliando quel cordone ombelicale che ci tiene attaccato al passato.

Date queste considerazioni, è giunto il momento di capire come possiamo sfruttare il tempo dato al meglio, renderlo fruttuoso. Essere padroni del proprio tempo significa gestirlo al meglio, spendere bene ogni secondo della propria esistenza, coltivando le proprie passioni, progettando  la propria vita, rincorrendo le proprie ambizioni, imparando a fare come Seneca: vivendo il presente. Risulta difficile però non abbandonarsi mai nel ricordo del passato, soprattutto nel ricordo di quei momenti in cui si stava vivendo la vita al massimo. Mi capita spesso di rifugiarmi nel mio passato, in cui ricordi che non torneranno più. Il passato è l’unica certezza che abbiamo, che rimane intatta nella nostra memoria e nelle nostre foto. Il passato è la vita di una bambina che si emoziona per le piccole cose: per un nonno, per un amico, per un colore, per un suono, per una voce, per un abbraccio, per un sorriso. Come potrà mai essere infelice la vita di un bambino? I bambini infatti vivono nell’apparente felicità, nella gioia delle piccole cose, proprio come me in queste foto.

MARTINA MASTROVITO

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