QUANTE STRADE DEVE PERCORRERE UN UOMO...

How many roads must a man walk down before you call him a man?” 

(“Quante strade deve percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo?”)

Questa è una celebre frase di una canzone scritta da Bob Dylan che si interrogò su tematiche sociali ed esistenziali quali, per esempio, la condizione umana. 

Oltre la musica, anche in altri ambiti ci si pose delle domande riguardanti l’individuo: ad esempio, Kant si chiese: “Che cos’è l’uomo?”, allo stesso modo Francisco Goya con il suo dipinto “Il sonno della ragione genera mostri” ha riflettuto riguardo la questione dell’essere umano.

Per capire al meglio la condizione dell’uomo esaminiamo l’opera del pittore spagnolo: l’uomo che sta dormendo potrebbe essere lo stesso Goya, e i vari animali che si trovano alle sue spalle sono solo il frutto della sua immaginazione; si può dire, quindi, che con l’arrivo del sonno, la ragione viene meno e crea mostri. Alla base di quest’opera c’è la fantasia che, se lavora senza ragione, può creare elementi irreali, ma quando ragione e fantasia cooperano, possono diventare uno strumento insuperabile.

Se ci riflettiamo bene questo dipinto di Goya potrebbe essere messo in relazione con la filosofia di Immanuel Kant. Il filosofo tedesco nella sua opera intitolata: “Critica della Ragion Pura” riflette sulla funzione della ragione, e ci dice che questa dovrebbe essere utilizzata attraverso gli strumenti che essa assume come propri. 

La ragione non può essere circoscritta e definita, ma può essere presentata in vari modi: può assumere la forma di una critica, un ragionamento, una valutazione e molto altro ancora. 

Kant, quindi, come fa anche Francisco Goya nella sua opera, preferisce concentrarsi sullo studio del soggetto della conoscenza piuttosto che sull’oggetto.


Non solo Kant, ma anche altri filosofi si interrogano sull’uomo.

Secondo Pascal, l’uomo si trova in una posizione mediana tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, tra tutto e il nulla, e ci dice che nel cosmo l’uomo è nulla di fronte al tutto e tutto di fronte al nulla. 

L’uomo sembra, quindi, passare la sua vita nella mediocrità: egli riconosce di essere miserabile e per questo è grande e si eleva come superiore anche all’universo grazie al suo pensiero.                                                                                             

Secondo Pico della Mirandola, l’uomo è “libero e sovrano artefice di se stesso”, viene presentato come un essere che ha la possibilità di forgiare se stesso e il proprio destino nel mondo, assumendo mille forme diverse; per questo può degenerare nelle cose inferiori e rigenerarsi nelle cose superiori: ed è proprio in questa possibilità che risiedono le specificità dell’uomo e la sua superiorità sulle altre creature.

Al giorno d’oggi, con l’avvento della tecnologia, l’uomo si ritiene sempre più libero, come aveva anche affermato Pico della Mirandola nella sua filosofia, ma molti autori e scrittori contestano questa libertà; per esempio Umberto Eco facendo riferimento al concetto di libertà di parola e al ruolo della tecnologia dice: “ I social-media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. Il dramma di internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.

Concludendo potremmo, quindi, dire che l’uomo oggi è una sorta di schiavo dei social media, del web, della tecnologia in generale.

CELESTE CASTELLANETA

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