IL PASSATO PER ME E' SOLITUDINE


Il  passato – lupo
Il passato per me è solitudine. Il passato per me è causa del futuro, tutti noi viviamo traumi e situazioni che ci segnano dentro e ci portano a comprendere tante cose più in là, però credo che la situazione non sia così semplice; io personalmente ho un’interpretazione costantemente diversa del mio passato e del mio essere. Una cicatrice è un ricordo del passato, è trauma, trauma vuol dire ferita. In quegli anni mi piaceva essere una vittima, ero vittima in primo luogo di me stesso ma nonostante ciò conservavo speranze e ideali nel futuro e magari in un mondo ipotetico che seguisse le mie idee. Sì è semplice pensare come tutto si possa fare fino a quando non incontri gli altri, Sartre diceva che l'inferno sono gli altri, a mio avviso ha pienamente ragione, questo fu il primo argine, il primo trauma e la perdita della libertà. Mi sentivo, mi sento e molto probabilmente mi sentirò sempre inadatto nei confronti degli altri, solo che ora ho imparato a non farne un dramma. Ero abituato a essere sempre il primo nella mia testa e sempre un vincente, il tempo mi aveva fortificato nelle mie idee, mi ero ingabbiato da solo in un mondo che era solo fantasia, in cui io potessi essere il più popolare del branco, il più forte, il più influente. Probabilmente nella realtà sprizzavo antipatia, ma nonostante tutto credevo che negli altri fosse il senso della mia vita, di come si potesse creare un mondo più bello, ideale, senza odio e discordia. Era impossibile da realizzare perché credevo che a cambiare non dovessi essere io ma gli altri. Non ero influente, per molti ero uno qualunque ed io detestavo esserlo, gli altri non accettavano il mio essere nonostante (e non lo dico a mia discolpa) altri avessero un ego smisuratamente più grande del mio, ciò non gli impediva di essere il centro del gruppo. Si dice fra i pastori che quando il cane prende troppe botte diviene lupo, le porte che mi sono state chiuse in quel tempo mi hanno cambiato per sempre, soffrivo la mia solitudine e sono diventato schivo e solitario (in maniera diversa rispetto ad oggi) combattevo contro gli altri che mi avevano rifiutato,  come quel lupo solitario che tenta di uccidere il gregge di pecore. Finché in questi anni ho capito che dovevo accettare la mia natura, probabilmente solitaria e che non era poi così male. Non è indolore il passaggio dal mito di sé e delle sue idee al presente. Ho sempre patito il rifiuto e la solitudine, che nonostante il fluire del tempo non diminuiva. Il passato continua a incidere sul futuro, se la tua storia non ti ha cambiato. Forse ho capito qual era il mio errore, l'idea di sentirmi rifiutato. Quindi ho deciso di non soffrirci più, sia chiaro rifiuti ne ricevo e ne ho ricevuti ancora, ma nel mio più recente passato ho smesso di preoccuparmene, ricevendo qualche consenso in più. Però ritornando all'inizio non puoi mutare il tuo passato, è ciò che sei stato devi accettarlo e andare avanti. Dovevo essere, è quello che mi è sempre importato.

Il presente – l'angelo
Il presente per me è solitudine. Non credo più nell'altro come soluzione ai miei Mali, soluzione d'altronde non so se realmente ci sia, forse sono come quel malato immaginario di Moliere, oppure strano e solitario come Raskòl'nikovil protagonista di “Delitto e castigo”. Anche lui si interroga sulla sua natura solitaria, ma che per quanto possa essere solitaria ha bisogno alle volte di perdersi negli angoli più remoti dell'uomo, analizzandone gli atteggiamenti in funzione al tempo che vive. Sono strano, ho sempre odiato stare da solo, ma in un certo senso con gli anni finisci per abituarti e la situazione che hai attorno ti interessa sempre meno. Il mio presente cerco di indirizzarlo perennemente alla crescita personale, non so se sia un meccanismo di difesa il fatto di non fidarsi e studiare i comportamenti di coloro che hai affianco, i loro dettagli, le loro particolarità, il segno che il tempo ha lasciato in loro. Il tempo lascia cicatrici e a me piace analizzarle, che siano le mie per trarne nuova forza interiore, o degli altri per non fare i loro sbagli. Il tempo mi ha cicatrizzato ferite lasciate aperte, ma non tutte, il lupo non muore mai. Io credo che in noi convivano due anime, questa infinita lotta che c'è fra di loro determina ogni turbamento e rischio che noi abbiamo interiormente, l'uomo per me riprendendo da Sartre è costantemente diviso e solo, nella sua condizione di Dio mancato o di cosa tra le cose. L'uomo al suo interno è come se possedesse la natura animale che segue le leggi di natura e i suoi istinti, la sua parte sentimentale ed emotiva, a mio avviso la più vera e più bella e la parte che possiede l'intuito e la capacità razionale di conoscere, loro sono gli angeli. Io credo che neanche lo scorrere del tempo possa rendere più chiaro e meno duro il lancinante scontro fra questi due angeli interiori, a volte ciò determina una paralisi, a volte fuggi verso la natura, talvolta hai bisogno di sentirti parte di un qualcosa di umano. Il tempo ha fatto sì che io ad oggi abbia potuto compensare a quella mancanza di autostima che mi ha sempre caratterizzato nel passato, però c'è sempre la mia solitudine che non mi ha mai abbandonato e forse io, ormai così avvezzo ad essa non ne ho nemmeno voglia. Che sia l'unico vero talento e dono divino che ci è stato dato? Ecco io oscillo perennemente fra le mie due anime in questo periodo e devo dire che nonostante la quarantena, sì gli amici e le amiche mi mancano, soprattutto le seconde; ma oramai io sono già tanto allenato alla mia solitudine quindi si tratta quasi solamente di un esercizio più in grande. Il tempo e la solitudine mi hanno dato l’opportunità di conoscermi e di sapermi accettare. Il passo successivo è il futuro prossimo è il futuro più remoto.

Futuro – specchio
Il futuro per me è solitudine. La natura è il perfetto cerchio, è immutabile e immutata, non so se riuscirò a fare una sorta di previsione del mio futuro, è complesso come compito, io infatti ho tanti difetti, non so se questi si potranno conciliare con altre persone a lungo per tanto tempo, io so di essere imperfetto e mutevole, spesso secondo il giudizio degli altri troppo, non è sintomo di insicurezza il mio oscillare costantemente dentro me stesso, forse è la mia vera natura. Non mi aspetto certo di vivere in una famiglia, la sola idea ora come ora mi opprime, poi quelle sono cose che vengono, anche se so che finirebbe per contrastare con la mia natura e il mio essere e non so quanto potrebbe funzionare. Dal mio futuro non mi aspetto infinite ricchezze, e nella maniera più assoluta non la cerco, ora come ora il mio sogno sarebbe vivere nella maniera più assoluta vicina alla natura umana e terrestre, vivere a contatto con gente umile, gente che non è schiava di un mito di sé, gente libera dal dogma di dover essere, il mio sogno è di stare con gli ultimi i più lontani, coloro che vivono nelle periferie della terra. Dei pochi sogni che ancora guidano il mio perenne oscillare c'è la musica, unico luogo e sensazione che mi distacca dalle mie sofferenze, dalle incomprensioni. Il futuro è complesso e non sempre si realizza, ma ai sogni il tempo permette la realtà, lo sforzo e il sudore sono le braccia, il sollievo dall'angoscia è la ricompensa. La mia guerra interiore probabilmente durerà per sempre, condannato a non avere pace ammesso che sulla terra possa esistere. Mi è capitato di pensare al mio futuro più remoto, che poi in realtà nessuno sa quanto sia remoto, anche se fosse più vicino è una cosa che la si deve accettare così come è, spesso mi sono immaginato vecchio e solo, probabilmente un po’ maltrattato da me stesso, uno di quei vecchi sempre allegri e un po’ folli, che punzecchiano e diano fastidio ma che sanno essere anche specchi del loro tempo. Di coloro che poco sono ascoltati dall'inizio alla fine, ma nonostante le loro isterie e tristezze riescono ancora a far sopravvivere un sorriso, sperando di mantenerlo fino all’ultimo giorno. Come l’immagine di un folle allo specchio.
Il senso del tempo
La morte dona il senso alla vita, la fine rende oro l’inizio, la fine dona senso al tempo, il tempo come dice Bergson è percezione di un sistema di percezioni e movimenti, condivido quest’interpretazione relativa del tempo. Il tempo fa capire agli uomini il senso del loro peregrinare senza meta, il tempo è prezioso e non è tiranno, il tempo ci dà la possibilità di capire a fondo il senso della vita di ciascuno di noi, ma a mio avviso è solo nel finale che ciò che abbiamo percepito come significato possibile diviene significato assoluto. Quando la propria clessidra smette di far cadere i grani del tempo, li il tempo assume il suo massimo significato. Io credo in Dio, e nonostante la morte a volte anche nel presente mi spaventi, ho un’idea che mi consola, la morte sarà il momento in cui i due angeli poseranno le armi e si ricongiungeranno con l'assoluto, dove non ci sarà più conflitto e solitudine, dove il tempo assumerà un nuovo senso e significato.


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