RESPONSABILITÀ E SPERANZA PER L’AVVENIRE
I cambiamenti climatici sono una
realtà con cui ognuno deve imparare a fare i conti poiché ha ripercussioni
dirette sulla nostra vita poiché alluvioni, siccità, ondate di calore, detti eventi estremi, si stanno intensificando
in diverse parti del mondo e in modo irregolare mettendo a repentaglio l’idea
di stabilità cui siamo abituati: comunità distrutte, danni economici a persone
e interi sistemi produttivi, e purtroppo anche morti e feriti. Numerosi studi
hanno sottolineato che il pianeta si sta riscaldando e continuerà a riscaldarsi
nei prossimi decenni, e che le attività umane – in particolare la combustione
di carbone, gas e petrolio – ne sono la causa principale. Tuttavia nonostante
le numerose conferme scientifiche, spesso questo argomento viene posto in
secondo piano o addirittura viene del tutto ignorato. Sicuramente ciò avviene
poiché quest’idea può risultare sgradevole ai potenti, che ammettendo il
problema e impegnandosi seriamente nella sua risoluzione, dovrebbero mettere in
discussione il sistema capitalista, che oltre allo sfruttamento della
manodopera, si serve delle risorse energetiche del nostro pianeta, come il
carbone o il petrolio, non rinnovabili, perciò destinate in un futuro non
troppo prossimo ad esaurirsi, rendendo impossibile il perdurare del nostro
attuale canone di vita. Inoltre la combustione di queste sostanze rilascia
grandi quantità di CO2, gas responsabile dell’effetto serra, e perciò del
riscaldamento globale. Gli studiosi precisano che questo cambiamento climatico
sarà più rapido e più rilevante delle variazioni di temperatura occorse negli
ultimi diecimila anni, ossia da quanto esiste la nostra civiltà. Il
disinteresse del potere dall’alto sull’argomento è testimoniato dal mancato
rispetto del Protocollo di Kyoto, accordo firmato nel 1997 da ben 180 Paesi che
prevedeva una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. I potenti non
sono interessati ad un pianeta più green poiché significherebbe meno sfruttamento
industriale e meno denaro, senza contare che dovremmo rinunciare ad alcune
delle comodità che sono entrate a far parte della nostra quotidianità. La
mancanza di un punto di riferimento dall’alto ha stimolato una risposta dal
basso, che ha il volto di Greta Thunberg, ragazzina svedese che ad appena 14
anni ha avuto il coraggio di gridare al mondo che il cambiamento climatico non è un problema
futuro, sta accadendo proprio ora.
Questa figura è riuscita a mobilitare ragazzi di tantissimi Paesi in tutto il mondo
attraverso la protesta attiva, i cosiddetti FridaysForFuture, scioperi ogni
venerdì inizialmente davanti al Parlamento svedese, poi nelle piazze di tutto
il mondo. A mio parere il merito più importante della Thunberg è stato quello
di rendere l’argomento del clima centrale nel dibattito pubblico, attraverso la
propria iconica azione. Infatti la ragazzina ha evidenziato come le scelte che
compiamo oggi influenzeranno enormemente le generazioni future, e se il tema
clima continua ad essere ignorato esse non avranno alcun futuro poiché non ci
sarà più una Terra da abitare, né delle risorse da sfruttare. La grande
responsabilità nei confronti di coloro che verranno dopo di noi è il nucleo
principale dell’etica proposta dal filosofo postmoderno Jonas. Il nuovo
imperativo etico del filosofo recita: agisci in modo che le conseguenze della
tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla
Terra. Questo pensiero è condiviso da
Feuerbach nei Princìpi della filosofia dell'avvenire, in cui sostiene che solo
alle future generazioni sarà concesso di pensare, parlare e agire in modo
puramente ed autenticamente umano, liberandosi dall’alienazione dovuta alla
credenza in un Dio, che concentra su di sé che qualità umane, sottraendole
all’uomo. Le generazioni future perciò appaiono come espressione della speranza
nell’avvenire, Greta Thunberg ne è un esempio lampante, affinché la
Terra non arrivi ad un momento di autodistruzione, ma, attraverso la
responsabilità di tutti e alcuni sacrifici, possa continuare ad accogliere i
nostri figli e i nostri nipoti.



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