25 APRILE 2020: LA LIBERAZIONE D'ITALIA


L'anniversario della liberazione d'Italia (anche chiamato festa della Liberazione, anniversario della Resistenza o semplicemente 25 aprile) è una festa nazionale della Repubblica Italiana che ricorre il 25 aprile di ogni anno.
È un giorno fondamentale per la storia d'Italia e assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze armate alleate, dall'Esercito Cobelligerante Italiano ed anche dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall'8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione nazista.Il 25 aprile è il giorno in cui ogni anno in Italia si celebra la festa della Liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. L’occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno ma si considera il 25 aprile come data simbolo, perché quel giorno del 1945 coincise con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le città.
Il 25 aprile la resistenza italiana, che poteva ormai contare più di 200.000 uomini, scatenò l'insurrezione nazionale contro i tedeschi. Mussolini tentò la fuga in Svizzera unendosi a una colonna tedesca ma riconosciuto e catturato dai partigiani fu giustiziato il 28 aprile nel villaggio di Dongo assieme alla compagna Claretta Petacci e ad altri gerarchi. I loro corpi, appesi per i piedi, furono esposti in Piazzale Loreto a Milano.
Su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il re Umberto II, allora principe e luogotenente del Regno d'Italia, il 22 aprile 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale ("Disposizioni in materia di ricorrenze festive") che recitava:
«A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.»
La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi, ma solo il 27 maggio 1949, con la legge 260 ("Disposizioni in materia di ricorrenze festive"), essa è stata istituzionalizzata stabilmente quale festa nazionale:
«Sono considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al giorno della festa nazionale, i giorni seguenti: [...] il 25 aprile, anniversario della liberazione;[...]»
Da allora, annualmente in tutte le città italiane – specialmente in quelle decorate al valor militare per la guerra di liberazione – vengono organizzate manifestazioni pubbliche in memoria dell'evento.
In questo quadro, l’istituzione del 25 aprile ha avuto il merito, perlomeno, di aprire uno spazio ben definito e riconosciuto al confronto e allo scontro fra queste memorie differenti: un’arena espressiva che ha consentito al lavoro della memoria, per quanto conflittuale, di articolarsi e divenire pubblicamente visibile. Del resto, questa natura conflittuale è caratteristica, in misura maggiore o minore, di ogni rituale commemorativo. Monumenti e cerimonie rituali non possono essere quasi mai intese come espressioni di un totale consenso comunitario su cosa dev’essere ricordato e cosa deve invece cadere nell’oblio: rappresentano semmai il terreno di scontro su cui diverse “politiche della memoria” si contrappongono e cercano di prevalere.
Per i motivi fin qui esposti, fin dall’inizio il 25 aprile si presenta come una celebrazione composita, in cui “generi” diversi, molteplici linguaggi simbolici e prototipi cerimoniali si intrecciano. Si tratta al tempo stesso, di:
- una festa nazionale e istituzionale, in cui sono celebrati valori patriottici in relazione all’evento della liberazione dall’invasore tedesco (Resistenza come secondo Risorgimento), il cui soggetto non è però una compatta forza politica o militare nazionale ma una molteplicità di forze locali – le Brigate partigiane – strettamente legate a micro-contesti territoriali ed espressione di una spontanea mobilitazione e partecipazione popolare;
- la ricorrenza di una vittoria militare in cui protagonista non è tanto, o almeno non solo, l’esercito, ma i civili riuniti nell’ANPI e in altre associazioni di sostegno, che esprimono talvolta valori esplicitamente pacifisti e antimilitaristi;
- una celebrazione dei morti, con ampia presenza di riti religiosi, di pratiche di elaborazione del lutto e con un altrettanto ampio dispiegamento della retorica del “sacrificio” e del “martirio” volto alla redenzione della Patria, sul modello delle commemorazioni della Grande Guerra; ma, d’altra parte, anche un evento festivo e gioioso, che fin dall’inizio include divertimenti popolari, serate danzanti e gare sportive, e altri elementi caratteristici di quelle “feste di primavera” alle quali va calendarialmente a sovrapporsi.
CHIARA FIORE VC

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