LA PERMANENZA DI UN'AUTENTICA VITA UMANA SULLA TERRA


E’ più di un anno che tutti conoscono la piccola grande coraggiosa Greta Thunberg, che il 20 agosto 2018, dopo essere diventata vegana e aver convinto anche la sua famiglia a diventarlo, non andò a scuola per andare da sola davanti al Parlamento svedese con il cartello “sciopero per il clima”. Era un venerdì. I successivi in tutto il mondo si sarebbero chiamati #FridaysforFuture come il movimento globale che si è creato intorno a lei.
Così la lotta al cambiamento climatico ha incominciato ad assumere un carattere di immediata urgenza per sempre più individui nella nostra società. Il tema dell’ambiente è divenuto il tema del futuro, al punto tale che i giovani di oggi iniziano ad essere definiti “Generazione Greta”. La transizione verso un mondo più “green”, come lo vorrebbe Greta, è  provocata soprattutto dai ragazzi, attenti al riciclo, alla provenienza delle materie prime, al rifiuto della plastica usa e getta, all’impronta ambientale dei loro comportamenti. Greta Thunberg è la punta di diamante di una campagna imponente e raffinata. I gruppi più coscienti e potenti della classe dominante sono consapevoli del rischio di una catastrofe ecologica imminente; sanno bene che l’unica maniera di risolvere il problema sarebbe procedere a ripianificare totalmente l’economia.
Non possono, però, praticare tale piano: distruggerebbero il potere delle multinazionali e del grande capitale. E’ per questo che è necessaria un’educazione delle masse popolari sulla questione ambientale affinché l’umanità intera cominci a concentrare la sua attenzione su un problema sempre più urgente. La ricaduta sociale e culturale ha, quindi, proporzioni grandissime. La stessa Greta ricorda che “la giustizia ambientale è legata alla giustizia sociale”: ciò ha messo in atto un vero e proprio movimento di coscienze volto a soccorrere il mondo, la “nostra casa che va in fiamme”.

Personalmente ritengo che ci troviamo in un momento critico della storia della Terra, in cui è necessario divenire consapevoli delle nostre responsabilità reciproche nei confronti della comunità e delle generazioni future. I molti critici di Greta Thunberg e dei giovani che scendono in piazza per il clima non comprendono che la loro rivendicazione è quella del diritto di godere di un futuro desiderabile. Tale protesta ha, dunque, basi etiche, politiche e forse anche giuridiche solide. Non a caso il giornale britannico “The Guardian” ci ricorda che “il nostro vandalismo ambientaleha reso urgente la questione delle responsabilità etiche tra i decenni e i secoli”.
La tematica dell’attenzione al futuro e alle responsabilità che ne derivano è stata messa a fuoco, in passato, dal filosofo Feuerbach. Con la sua filosofia dell’avvenire ci spinge a considerare l’accezione nietzchiana dell’Oltre-Uomo, dell’umanità che deve ancora avvenire. Si tratta di un vero e proprio “umanismo naturalistico”, che lo spinge ad affermare non solo che “l’uomo è ciò che mangia”, ma anche che la realtà è la natura: se si vogliono migliorare le condizioni spirituali di un popolo, bisogna innanzitutto migliorarne quelle materiali. Egli ci ricorda, infine, che “viviamo nella natura, con la natura e della natura”: non sarebbe, dunque, una contraddizione cercare di distruggerla?
Concludo con una frase del filosofo ebreo Hans Jonas, che ricordando che ciò che facciamo ora, con lo sguardo rivolto a noi stessi, influenza la vita di milioni di uomini, afferma: “agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla Terra”.

SIMONA MASI VC

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