Il male è una carenza di bene
Il male alberga nell’uomo e di ciò l’uomo ne ha consapevolezza sin dal principio. I filosofi greci avevano già iniziato ad indagare su questo tema e tra questi si annoverano tra I più noti Socrate e Aristotele. Solo con Agostino la riflessione tra bene e male assume nuovi connotati e si distanzia dalla precedente tradizione platonico-parmenidea. Agostino, grazie all’adesione alla patristica, e quindi all’affermazione e diffusione del Cristianesimo, presenta la sua teoria del male. Attraverso l’espressione “unde malum?” si interroga sulla provenienza del male e arriva alla conclusione che Dio, intesa come suprema autorità creatrice non ha creato il male ma solo il bene. Il male è infatti carenza di bene e quindi una privazione dell’essere. Agostino distingue il male in due categorie: il male fisico e il male morale. L’uomo dovrebbe tuttavia tendere alla perfezione divina ma non lo fa poiché dotato di libero arbitrio e quindi libero di commettere del male. Il male è insito nell’uomo da sempre e di ciò ne è esempio la vicenda del peccato originale Agostino vede quindi nel male il non-essere, la depravazione del bene assoluto cioè Dio. Per arrivare a tale conclusione il poeta ha sicuramente risentito degli influssi del palagianesimo e del manicheismo, che vedevano nel rapporto bene-male la chiave di lettura della vita umana. Attualmente il concetto bene-male è rimasto piuttosto invariato ma con l’avvento dell’Illuminismo è stata messa da parte l’interpretazionecreazionista/biblica/religiosa. Nella modernità l’uomo pensante e dotato di libero arbitrio può compiere del male. L’uomo contemporaneo rispetto ad Agostino ha davvero sperimentato il male in tutte le forme. A ciò si può far riferimento con gli accadimenti della Seconda guerra Mondiale. Agostino con il suo messaggio fornisce all’uomo un grande spunto di riflessione riguardo al tema e allo stesso tempo importanti risposte e osservazioni all’essere umano.
Martina Mastrovito 4C



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