"Platoon": la causa del male è nell'uomo
Il film “Platoon” di Oliver Stone, raccontando le atrocità della guerra in Vietnam, ci pone di fronte ad uno dei quesiti più complessi che ci poniamo durante la nostra vita. Infatti durante la guerra le atrocità che protagonisti sono costretti a compiere li pongono di fronte alla domanda “cos’è il male?”
Spesso nella vita anche noi ci ritroviamo a confrontarci con queste riflessioni, osservando intorno a noi mali più o meno evidenti fisici e morali. Anche Sant’Agostino nella propria vita si è posto questo quesito soprattutto dopo la sua conversione al cattolicesimo. Si è chiesto come sia possibile che esiste il male se tutto il creato è stato formato da Dio, e perciò dovrebbe essere buono e amabile. Così ha rintracciato il male morale nel comportamento dell’uomo, infatti nulla del creato è male ma l’attaccamento ad un bene piuttosto che a Dio costituisce il peccato. Rifacendosi ai giorni nostri è facile pensare al denaro, che di per sé non costituisce un male, ma è l’importanza, spesso primaria, che gli conferiamo ad essere un male. Infatti spesso si usa l’espressione “dio denaro“ proprio per descrivere questo tipo di comportamento. Il film propone una soluzione per certi versi simile poiché ritrova la causa del male nell’uomo, nel quale si agita costantemente il conflitto tra il bene il male. Infatti emerge nel film l’importanza che assumono le scelte che ognuno di noi compie. Agostino propone la stessa questione parlando del libero arbitrio che Dio concede agli uomini. Infatti, sebbene Dio conceda tutti la grazia, sono la scelta che l’uomo compie a determinare la salvezza, e perciò un comportamento giusto o meno. Di conseguenza vediamo come la visione del male nel film e nella filosofia di Agostino sia coincidente, poiché in entrambi i casi dipende dal comportamento dell’uomo che in potenza potrebbe decidere di seguire il male o il bene, entrambi sono infatti presenti nell’individuo.
Io ritengo che il male sia una parte integrante dell’uomo, in quanto molto spesso ci ritroviamo a compiere azioni deplorevoli consapevoli che queste azioni sono sbagliate. Questo succede soprattutto quando siamo in qualche minuto feriti o comunque stiamo soffrendo. Ritengo però che la parte del bene presente nell’uomo richieda il conto sotto forma di senso di colpa. Perciò le azioni malvagie, poiché accompagnate dal senso di colpa, sono più difficili da compiere per l’uomo, e, di conseguenza l’uomo è più portato a compiere il bene. Secondo lo psichiatra Baron-Cohen questo è dovuto al sentimento di empatia che gli uomini provano nei confronti di altri esseri viventi. Secondo me è proprio l’empatia la causa del senso di colpa che proviamo dopo aver fatto del male a qualcuno. Però esistono avvenimenti tragici, che sentiamo quotidianamente, che portano a chiederci come sia possibile che accadimenti del genere siano possibili se l’uomo è maggiormente portato a compiere il bene. Cohen rintraccia le cause nella mancanza di empatia, ma io ritengo che ci sia di più. Infatti a mio parere anche la frequenza con cui questi avvenimenti accadono costituisce una causa. Per esempio i casi di femminicidio sono aumentati esponenzialmente e ormai accadono quasi quotidianamente. Secondo me questo porta alcuni degli uomini che si macchiano di questo crimine a sentirsi in un certo senso giustificati e non rendersi realmente conto dell’atrocità che hanno compiuto. Ritengo che una possibile soluzione sia sensibilizzare maggiormente le persone a parlare con le vittime, che riescono a sopravvivere, perché attraverso il dialogo e leggendo la sofferenza negli occhi altrui ci si renda realmente conto delle proprie azioni. Se non si prendono in esame avvenimenti tragici ma la vita quotidiana di ciascuno di noi, ci rendiamo conto che il male proviene dall’uomo, ma allo stesso tempo deve combattere costantemente nell’anima dell’uomo poiché quest’ultimo è maggiormente portato a compiere il bene proprio perché prova empatia nei confronti degli altri.
F. M.


Commenti
Posta un commento